Guerra e guerriglia in Iraq Strategie e tattiche
La guerra in Iraq è sfociata nella guerriglia. Le perdite americane, pur se insignificanti sul piano tattico, sono di rilevanza strategica per i visibili effetti psicologici e politici internazionali ed americani in particolare. Gli antiamericani-antioccidentali ne fanno un tema di propaganda ideologica; il consenso dell’elettorato USA per Bush cala e si sposta a favore del Generale Clark, non perché sia democratico, ma perché ritenuto più idoneo di Bush, quale professionista della guerra, a gestire la pace in Iraq. Una medesima scelta fecero gli Americani allorché votarono per il Generale Eisenhower. Presidente degli Stati Uniti dal 1953 al 1961, egli porta alla carica presidenziale il suo prestigio di Comandante Generale dell'Esercito, vittorioso in Europa durante il secondo conflitto mondiale. Ottiene una tregua nella guerra di Corea e lavora senza sosta nei suoi due mandati per attenuare la tensione provocata dalla guerra fredda. La situazione in Iraq è del tutto diversa da quella della guerra di Corea con le Forze USA bloccate al 38° parallelo da armate coreane del nord sostenute, direttamente ed indirettamente, dalla Cina comunista e dall’URSS Nessun paragone è sostenibile con la situazione del Vietnam, sia per il territorio boscoso paludoso ideale per la guerriglia, sia, ancora per il grande sforzo bellico dell’URSS e della Cina comunista in appoggio alle armate comuniste del Nord di Giap. Ciò non deve indurre a sottovalutare i rischi derivanti dall’impatto negativo sul morale degli Stati Uniti della visione delle bare dei marines. Gli USA sono costretti ad avere ragione della guerriglia irachena e possiedono mezzi e risorse materiali e morali per potervi riuscire. La guerriglia, come il terrorismo, trova il proprio punto di forza nella sorpresa e nella clandestinità favorita dalla popolazione amica. Ha il vantaggio dell’iniziativa e della scelta dei punti d’applicazione degli attacchi. Le forze armate regolari sono adatte ad operazioni organiche e sistematiche e vulnerabili agli attacchi, quasi imprevedibili, proprio per l’ampia scelta dei guerriglieri dei numerosissimi obiettivi, specie logistici, offerti da un apparato militare disperso su ampi spazi. La sorpresa presuppone la segretezza e la possibilità di sfuggire rapidamente alla reazione dello strumento militare attaccato, impossibilitato ad utilizzare la propria potenza contro un nemico che manifesta la propria presenza in un tempo limitatissimo ed insufficiente per la reazione. I guerriglieri, sparsi e nascosti tra la popolazione e su vasti spazi, scelto l’obiettivo, hanno il tempo di organizzare l’imboscata e dileguarsi nell’ambiente ove sono mimetizzati e protetti dalla ricerca e dall’osservazione. Occorre, quindi, mutare in vulnerabilità i loro punti deboli. Questi ultimi si riassumono nella limitatissima capacità delle unità di guerriglia al combattimento convenzionale, ai movimenti strategici, ad agire sprotetti da un elevato grado di segretezza. Perché questi punti deboli diventino vulnerabilità occorre impiegare contro la guerriglia un sistema di intelligence eccezionale, mobilità, tattica e strategica, esasperata, oltre, ovviamente, ad unità di controguerriglia efficacissime. La mobilità strategica deve consentire di creare in tempi ridottissimi rapporti forze-spazio che assicurino il controllo capillare del territorio. Non è indispensabile che tale controllo sia costante o prolungato; è, invece, irrinunciabile che realizzi la sorpresa strategica contro un nemico che non deve avere il tempo di attuare contromisure di dispersione e mimetizzazione tra le popolazioni per sfuggire ad operazioni annunciate con i megafoni. L’intelligence deve operare a pieno spettro di possibilità e di potenzialità, tenendo presente che, di norma, la popolazione civile appoggia la guerriglia specie quando il ricatto e la vendetta dei guerriglieri sono nettamente superiori ai danni o ai benefici delle forze contrapposte alla guerriglia stessa. Non è nemmeno il caso di pensare all’efficacia delle rappresaglie naziste, spesso controproducenti. Gli USA devono muoversi sul loro terreno, quello della libertà e del benessere. E’ un investimento che sarà vantaggioso in breve tempo. Gli USA siano generosi con la popolazione civile e duri con il capi dei guerriglieri. Lascino, anche ai gregari della guerriglia, possibilità di transitare ad un’esistenza degna di essere vissuta